Guardare un film, che sia in una sala di cinema o nella propria casa, è
un piacere indiscutibile. Osservare vite e vicende susseguirsi
incessantemente, accompagnate da una romantica melodia di sottofondo o
da esplosioni e raggi laser, procura comunque una certa soddisfazione, a
seconda ovviamente dalle capacità narrative della pellicola e delle
persone che hanno preso parte alla sua realizzazione. E questo piacere
si fa sempre più vivido man mano che si raggiunge il finale, che sia
amaro o lieto. In quel momento si presenta forte a noi il successo o il
fallimento del film, ed è allora che si fa il bilancio dell'opera.
Ma
prendiamone in esame una rivelatasi un successo, anche solo per il
singolo lettore di questo articolo.
Ricordiamo quando essa è giunta a
conclusione e le impressioni che in noi ha mosso. almeno per quanto mi
riguarda, quello è uno dei momenti migliori. Cioè i titoli di coda.
Siamo giunti al protagonista dell'articolo finalmente.
Non ho mai
compreso in realtà perchè la maggior parte delle persone nel vedere quei
caratteri bianchi su sfondo nero scorrere, si alzino dalle poltroncine
per raggiungere velocemente le proprie abitazioni. Credo che, oltre
ovviamente a rendere onore a quei lavoratori instancabili e oscuri dei
dietro alle quinte (operatori video e del suono, costumisti, truccatori,
comparse...) troppe volte dimenticati, i titoli di coda servano a
riflettere. Mentre concludiamo il destino che riserveremo al film nella
nostra vita e ce lo lasciamo scivolare addosso, con tutto ciò che ha
comportato, una musica di sottofondo ben scelta, a incorniciarlo alla
perfezione o magari a contraddirlo, ci accompagna, ricordandoci tramite
echi di colore che si allontanano irrimediabilmente, tutte le emozioni
che ci ha fatto provare in quelle ore e facendocele rivivere per pochi
attimi ancora. È un gran piacere per me, davvero. È la scusa perfetta per soffermarvisi ancora, per evitare di dare per scontato ciò che ci ha fatto provare, per cullarsi ancora nelle eccezionalità
delle esistenze nate e vissute davanti ai nostri occhi, prima di
rigettarci nella luce della realtà, dopo il buio della grande sala e di
un racconto bello e irreale, ormai conclusosi.
Vale la pena, perciò, aspettare. Attendere che anche l'ultimo nome sia finalmente uscito di scena, perchè quel tempo che ci siamo presi per noi, quelle due ore o poco più che ci siamo concessi, meritano di essere assaporati senza fretta e con consapevolezza, realizzati e analizzati nell'intimità della propria poltrona rossa, quando tutto si avvia con calma alla propria fatidica conclusione.
Echo
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