E ora dove andiamo? In questa realtà in cui le guerre dissanguano il mondo, in cui i conflitti fratturano con odio e sofferenza i rapporti fra le persone, fra i popoli, facendosi forza di minime "differenze" inconsistenti.
E ora dove andiamo? E' la domanda che si pongono le donne del piccolo villaggio libanese ritratto da Nadine Labaki, regista che ha raggiunto la notorietà con il suo precedente film Caramel, addentrandosi nell'abisso che divide la sua nazione con sensibilità, ma anche con forza, con l'rremovibilità di una persona che è stanca ormai di vedere la distruzione intorno a se e che vuole lasciarsi alle spalle un mondo migliore.
Racconta così una storia colma di dolcezza e sofferenza, di un microcosmo separato dal resto del mondo, ma con il quale inizia a confrontarsi con spietata immediatezza, in un giorno come tanti in cui però la realtà si affaccia strisciando fra le semplici case, l'una uguale alle altre, diverse solo per la fede delle persone che le abitano.
Le donne, madri e mogli che hanno dovuto dire addio a troppe persone amate per colpa di mine, di proiettili vaganti e di guerriglie, non possono più permettere che la guerra "religiosa" tutta al maschile invada di nuovo le strade del loro paese. Così iniziano una lotta segreta per difendere ciò in cui credono, magari con metodi non molto ortodossi, ma comunque efficaci.
Si alternano nella narrazione scene divertenti legati alle strategie antiguerra a scene poetiche di canzoni in lingua araba, musicali e delicate, alla più cruda disperazione per la morte che colpisce inaspettatamente e senza distinzioni.
Una morale destinata a non essere ascoltata, di cui comunque questo film si fa carico, nella speranza forte e cruda che si rivela solo quando non dovrebbe esistere.
E ora dove andiamo?
p.s. Ringrazio vivamente la persona che mi ha proposto questo film. Sono a lui molto grata.
Echo
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