Combattere, scoprire, oltrepassare i limiti sono le prerogative umane. Siamo esploratori e pionieri che guardano il cielo agognando l'infinito e l'ignoto, tendendo la mano per afferrare le miliardi di luci che splendono al di là dell'esosfera.
Cooper ne è l'esempio nolaniano, astronauta confinato in un mondo ormai finito, dove la polvere ricopre tutto e la morte si espande per abbracciare i resti di una umanità sconfitta. L'unica speranza rimane lo spazio, dal quale giungono segnali di una civiltà sconosciuta, che spinge a raggiungere nuovi pianeti da colonizzare.
Il Nolan sceneggiatore manca della necessaria introspezione, ma non di influssi da ogni tipo di opera letteraria e cinematografica scientifica (Incontri ravvicinati del terzo tipo, Asimov, Douglas Adams...), volutamente o non, mentre il Nolan regista mostra immagini di rara bellezza, grazie al settore fotografia ed effetti speciali, che tuttavia non aiutano a rendere più leggere quelle due ore e quarantanove minuti, troppo lente a scorrere via.
La meraviglia di un universo reso splendidamente e la disperazione per un futuro da proteggere incerto si fondono in una storia raccontata attraverso la logica scientifica delle leggi fondamentali e delle equazioni, creando un distacco non così apprezzabile dalle emozioni che la narrazione dovrebbe ripromettersi di creare. I discorsi ispirati sui sentimenti assumono una forma bidimensionale, perdendo forza e omologandosi alla ferrea razionalità della pellicola.
A correre in aiuto, regalando la drammaticità mancante, arrivano i protagonisti, Matthew McConaughey, Anne Hathaway e Jessica Chastain, i primi due dimostrando che l'oscar era ben meritato.
Il tema principale, che fluttua nell'aria per tutta la proiezione, richiamato a volte dai personaggi come una bandiera a cui aggrapparsi, è l'amore. L'amore paterno, filiale, romantico, per la vita, tutti sono i motori di ogni azione, di ogni scelta, dalla protezione al tradimento. È per esso che ogni protagonista si rincorre spasmodicamente, alla ricerca del tempo perduto e di un tempo ancora da vivere insieme.
Ed è il tempo il vero antagonista, il suo relativo succedersi, rendendo ore anni e anni ore, allontanando le persone che restano sulla Terra e invecchiano dagli astronauti che mantengono lo stesso aspetto, allontanandosi piano l'uno dall'altro.
Lottare resta la sola cosa da fare per garantirsi il futuro che si desidera, per se stessi e per coloro che si amano, non accettando la spiegazione logica, ma agendo in modo da far accadere tutto ciò che può accadere.
"Non andartene docile in quella buona notte"