lunedì 19 ottobre 2015

CINEMATICO: WOMAN IN GOLD

Woman in Gold non è solo il titolo del film, ma anche l'obiettivo di tutta la storia, il ricordo a cui l'ormai anziana Maria Altmann cerca di riavvicinarsi, è la misteriosa e bella zia che aveva alimentato i momenti felici della sua infanzia a Vienna e rappresenta tutto ciò che la donna ha perso, abbandonando il proprio paese occupato dai nazisti.
La pellicola racconta la lotta per riottenere i dipinti sottratti alla sua famiglia, uno scontro che coinvolge anche il governo austriaco, e mette a dura prova le convinzioni e la forza della protagonista e del suo giovane avvocato, accomunati da una storia familiare simile, da persone perdute e lasciti drammatici.

La qualità recitativa della protagonista è molto alta, come ci si può aspettare da Helen Miller, eclettica e profonda in ogni ruolo da lei intrapreso, che qui riempie con solo la propria presenza l'intero schermo, mentre Ryan Reynolds non risalta molto, sebbene in un ruolo più maturo rispetto al solito, e Tatiana Maslany, resa famosa sul piccolo schermo dai ruoli dei cloni nella serie Orphan Black, che qui da' il volto alla giovane Maria, nel periodo più sofferto della propria esistenza, durante l'occupazione tedesca di Vienna, e che di nuovo ci da' dimostrazione della propria capacità trasformistica, alternandosi in passi di danza gioiosi a addii struggenti.

Ora potremmo discutere del valore generale della pellicola. Potremmo soffermarci sul fatto che il finale può essere scontato. Potremmo ragionare che film del genere ne esistono ormai a centinaia, e nulla di nuovo può essere aggiunto ormai a un discorso più volte intrapreso, scivolando o meno in argomenti scontati e in visioni poco alternative.
Se anche tutto questo risulta vero, e dopotutto non ha raggiunto vette narrative eccezionali, non riuscendo a creare la giusta tensione, se non nei flashbacks che si alternano alla narrazione delle vicende riguardanti il processo, tuttavia una qualità importante siede sulle spalle di questa storia, e si presenta nella forma del ricordo.
L'elemento più importante della storia non è un dipinto, motore delle vicende comunque, ma l'importanza di non dimenticare mai sia i momenti più terrificanti della nostra storia, sia quelli migliori. Sebbene anche queste frasi sembrino scontate e fatte, nella vita di tutti giorni ci viene mostrato come non sempre risultino tali. La storia umana non è clemente, perché nemmeno molte persone lo sono, e questo va ricordato,  come va ricordato il valore della vita di molte altre, che non hanno avuto scelta. A volte è necessario un campanello per farci tornare in mente le storie che abbiamo sentito raccontarci e questo film suona bene.
Sì il finale è scontato, ma essendo vita vera, non l'opera di uno scrittore in uno studio, può succedere, a volte la vita è irrimediabilmente banale e il cinema ama le storie con questa caratteristica.

Alla fine, Woman in Gold forse non sarà eccezionale, ha delle mancanze nella scrittura e nella resa, ma riesce bene in ciò che deve, e questo lo ritengo un punto importante.