domenica 20 aprile 2014

CINEMATICO: TRANSCENDENCE

La creazione di una singolarità (cioè dell'intelligenza artificiale superiore all'uomo, capace di autocoscienza) è un elemento ormai classico nella storia del cinema, con le trasposizioni delle opere di Asimov, I.A. e così via dicendo. Ancora una volta Trascendence imbocca questa strada ormai tracciata, senza però aggiungervi nulla di nuovo.

La storia racconta di uno studioso di intelligenza artificiale che, vittima di un attentato, muore poche settimane dopo, lasciando l'innamoratissima moglie e il lavoro incompiuto sulla singolarità. La donna riesce, però, a trasferire l'ego dell'uomo nella memoria di un computer. Questo porterà gravi conseguenze nel momento in cui l'I.A. riuscirà a collegarsi a internet e comincerà a crescere e a migliorarsi.

Per quanto l'idea iniziale possa risultare interessante, l'attuazione non è stata delle migliori.
Innanzitutto, l'intento sfugge per tutta la durata della pellicola. Vuole essere un thriller, un film di fantascienza o una storia d'amore? Vuole farci riflettere sui rapporti sentimentali o sulle implicazioni etiche della tecnologia? Tutt'ora rimangono insoluti questi misteri.
l'insieme non omogeneo di tematiche sfocia quindi in una narrazione confusa in cui nessuna di queste viene veramente analizzata e tutto rimane a galleggiare sulla superficie della storia.

In secondo luogo, bisogna parlare del cast, ottimo, certo, con nomi importanti quali, in primis, Johnny Depp, Morgan Freeman, Cillian Murphy, ma che pecca, purtroppo, non riuscendo a entrare in sintonia l'uno con l'altro.
In particolar modo Depp e Rebecca Hall, che sebbene dovessero rappresentare una coppia di innamorati, pronti a sacrificare tutto per continuare a stare insieme, non sono ci sono riusciti completamente, dimostrando quanto sia difficile trovare la sintonia con l'attore, come è già successo in The Tourist con Angelina Jolie.
Il copione non ha aiutato: lo spettatore difficilmente riesce a comprendere il vero spessore del loro amore, trattato nella sua sfera completa superficialmente e fin troppo rapidamente.

Punto a favore è la regia di Wally Pfister, che ha lavorato spesso con Christopher Nolan, come ne Il Cavaliere Oscuro. Le scelte di ripresa sono molto belle, con immagini stupende e colori vividi. Sicuramente la nota positiva dell'intero film.

Peccato, quindi, perché le premesse erano ottime, la narrazione poteva catturare, ma per pecche di sceneggiatura e per la mancanza di coesione nel cast non riesce a sviluppare le sue potenzialità.



Echo

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