Da un innocente gioco fra amici scaturisce l'azione di Perfetti Sconosciuti, ultimo lavoro di Paolo Genovese alla regia e alla co-sceneggiatura. Quando viene proposto di rendere pubbliche durante una cena tutte le chiamate e i messaggi della serata, i segreti e i tradimenti di ognuno vengono svelati, mentre i sentimenti repressi dalla vita familiare esplodono in un crescendo drammatico.
Il film mette a nudo con profonda freddezza le debolezze umane, stracciando una per una le maschere pirandelliane della quotidianità, eliminando dall'equazione le ipocrisie e le menzogne di cui i protagonisti si facevano forza e lasciandoli alla fine ad affrontare le verità che si rifiutavano di riconoscere.
Ogni personaggio si fa carico di un classico tradimento, diventando esemplare per ogni errore umano, e nel contempo rappresenta una vittima, lasciandosi travolgere dal doppio ruolo assegnato e muovendosi scoordinato da uno all'altro.
Gli interpreti sono eccellenti nel proprio ruolo, Anna Foglietta e Kasia Smutniak, le mogli stanche, Alba Rohrwacher appena sposata al traditore Edoardo Leo, Valerio Mastrandrea e Giuseppe Battiston impegnati a districarsi da una rete di bugie e incomprensioni, Marco Giallini, padre e marito esemplare. Ognuno di essi si immedesima con passione nel ruolo, fra isterismi e attacchi violenti, consapevoli del peso che i propri personaggi portano appresso, che soppesano con diligente sapienza.
Genovese nel ruolo di cosceneggiatore non sbaglia, donando il giusto ritmo alla trama e regalando battute a effetto, a volte però forse dai toni troppo retorici e predicanti, facendosi forza di frasi retoriche già sentite e risentite, ma che comunque non intaccano la resa espressiva.
Purtroppo alla regia si fa allettare dalla banalità di riprese stucchevoli e retoriche, come due anziani che si abbracciano sul terrazzo mentre le coppie si frantumano, o l'eclisse, la ricerca del pathos melensa che non dona nulla in più alla visione, mentre il campo-controcampo e i piani di ripresa non fanno altro che appesantire la pellicola.
In conclusione, una commedia italiana ben riuscita, dalle forti emozioni e dalla caratterizzazione apprezzabile.
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